Claudio Lippi ad ottobre ha lasciato "Buona domenica" per contestare il trash
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Articolo di "Epolis"
di Martedì 10 aprile 2007
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Tra Vallettopoli e tv spazzatura non c'è per forza un rapporto causa-effetto. Certo è che arruolare personaggi impreparati non aiuta la qualità dei programmi. E Claudio Lippi, mesi fa, con un'uscita rumorosa, si era levato a censore del trash sul piccolo schermo. "Ero a Buona domenica da 11 anni e l'azienda mi aveva chiesto di continuare perché rappresentavo la continuità con il passato. Quando seppi che Costanzo lasciava, avevo addirittura pensato che dopo tutti quegli anni non sarebbe stato così scandaloso se mi avessero detto: Claudio, la vuoi condurre tu? Che ingenuo sono stato". Dietro il clamoroso (all'epoca) abbandono di Claudio Lippi, allora c'è un antefatto di promesse ed elogi e un piccolo errore personale: l'averci creduto. Poi, però, è arrivato il fatto: risse in diretta tra politici e concorrenti di reality, insulti, divieto di esprimere ogni dissenso e quindi la decisione del popolare conduttore di dire: "Non accetto parolacce e bestemmie. Me ne vado". Era il 29 ottobre 2006. Per la stampa, Lippi dichiarava guerra al trash. Lui preferisce parlare di un'iniziativa di qualità. Da tempo attende un incontro con Piersilvio Berlusconi, e ora cerca di coinvolgere in un'associazione quei colleghi che prima l'hanno sostenuto e poi sono spariti. Perché dire addio proprio quella domenica? In fondo c'erano già state risse nel contenitore Mediaset. "Se parliamo del tavolo occupato da alcuni reduci del Grande Fratello, allora dobbiamo fare riferimento a 2 sole puntate in cui c'ero anche io. In quell'ambito la responsabilità era di Maurizio Costanzo. Non ho fatto in tempo ad esprimergli le mie perplessità che Maurizio ha subito eliminato quel segmento. Quando si firma un programma, le responsabilità sono maggiori. E di questa Buona domenica ero anche autore". C'è chi ha tirato in ballo il trash del Cangurotto. "Era dichiaratamente un gioco, peraltro con grande riscontro dei bambini. Paragonarlo alla televisione della volgarità, dove vengono ospitate persone che si insultano, è assurdo. Allora non guardiamo neppure Topolino. Il degrado è iniziato con l'arrivo dei reality". Cosa voleva ottenere dalla sua iniziativa? "Una verifica con i direttori di rete. Sono loro a decidere cosa e chi va in onda. Bisogna chiarire se sono d'accordo con i nostri rilievi e quanto sono indifferenti alle sanzioni applicate dal Garante, che evidentemente non incidono sui budget societari. Per questo dobbiamo ottenere multe più sostanziose". I direttori di rete, per ora, tacciono. E neppure Piersilvio Berlusconi l'ha contattata. "Avevo con lui un appuntamento ad ottobre, ma è stato disdetto due giorni prima. Con grande imbarazzo, la segretaria non ha saputo dirmi quando sarebbe stato possibile un altro incontro. A quel punto ho deciso di abbandonare il programma". A sostenerla sono stati soprattutto artisti Rai. Come mai nessuno Mediaset? "Non lo so. Mi rendo conto che Gerry Scotti forse registra tutti i giorni, perché lavora 24 ore al giorno, 7 giorni la settimana. Mike, per carità, avrà avuto anche lui qualche problema". E Bonolis? "Sembrava avere a cuore i miei stessi rilievi. Evidentemente fa parte di un gruppo di lavoro (l'agente di Bonolis è Lucio Presta, manager e compagno di Paola Perego, ndr) che si è sentito accusato, tradito, e forse è comprensibile che non sia intervenuto. Quando dico comprensibile, però, non significa che lo giustifico" Li vorrebbe tutti nella sua associazione. Ma per fare cosa? "Ognuno dovrebbe diventare controllore degli altri. Se un autore mi chiede di fare qualcosa che non condivido, mi rifiuto, ci uniamo e ci fermiamo. E così vediamo se siamo più forti noi o le televisioni". Da tempo si parla di un ritorno di "Il pranzo è servito". Lei ci sarà? "Mi sento erede naturale di quella trasmissione. Corrado volle che fossi io a portarla avanti. Diversamente sarebbe finita. Sarei felicissimo di rifarla". Perché non ha condotto "La Corrida"? "Secondo le ricerche marketing c'era un'eccessiva identificazione del mio personaggio con Corrado". E qual era il problema? "Me lo chiedo ancora". Tra Vallettopoli e tv spazzatura non c'è per forza un rapporto causa-effetto. Certo è che arruolare personaggi impreparati non aiuta la qualità dei programmi. E Claudio Lippi, mesi fa, con un'uscita rumorosa, si era levato a censore del trash sul piccolo schermo. "Ero a Buona domenica da 11 anni e l'azienda mi aveva chiesto di continuare perché rappresentavo la continuità con il passato. Quando seppi che Costanzo lasciava, avevo addirittura pensato che dopo tutti quegli anni non sarebbe stato così scandaloso se mi avessero detto: Claudio, la vuoi condurre tu? Che ingenuo sono stato". Dietro il clamoroso (all'epoca) abbandono di Claudio Lippi, allora c'è un antefatto di promesse ed elogi e un piccolo errore personale: l'averci creduto. Poi, però, è arrivato il fatto: risse in diretta tra politici e concorrenti di reality, insulti, divieto di esprimere ogni dissenso e quindi la decisione del popolare conduttore di dire: "Non accetto parolacce e bestemmie. Me ne vado". Era il 29 ottobre 2006. Per la stampa, Lippi dichiarava guerra al trash. Lui preferisce parlare di un'iniziativa di qualità. Da tempo attende un incontro con Piersilvio Berlusconi, e ora cerca di coinvolgere in un'associazione quei colleghi che prima l'hanno sostenuto e poi sono spariti. Perché dire addio proprio quella domenica? In fondo c'erano già state risse nel contenitore Mediaset. "Se parliamo del tavolo occupato da alcuni reduci del Grande Fratello, allora dobbiamo fare riferimento a 2 sole puntate in cui c'ero anche io. In quell'ambito la responsabilità era di Maurizio Costanzo. Non ho fatto in tempo ad esprimergli le mie perplessità che Maurizio ha subito eliminato quel segmento. Quando si firma un programma, le responsabilità sono maggiori. E di questa Buona domenica ero anche autore". C'è chi ha tirato in ballo il trash del Cangurotto. "Era dichiaratamente un gioco, peraltro con grande riscontro dei bambini. Paragonarlo alla televisione della volgarità, dove vengono ospitate persone che si insultano, è assurdo. Allora non guardiamo neppure Topolino. Il degrado è iniziato con l'arrivo dei reality". Cosa voleva ottenere dalla sua iniziativa? "Una verifica con i direttori di rete. Sono loro a decidere cosa e chi va in onda. Bisogna chiarire se sono d'accordo con i nostri rilievi e quanto sono indifferenti alle sanzioni applicate dal Garante, che evidentemente non incidono sui budget societari. Per questo dobbiamo ottenere multe più sostanziose". I direttori di rete, per ora, tacciono. E neppure Piersilvio Berlusconi l'ha contattata. "Avevo con lui un appuntamento ad ottobre, ma è stato disdetto due giorni prima. Con grande imbarazzo, la segretaria non ha saputo dirmi quando sarebbe stato possibile un altro incontro. A quel punto ho deciso di abbandonare il programma". A sostenerla sono stati soprattutto artisti Rai. Come mai nessuno Mediaset? "Non lo so. Mi rendo conto che Gerry Scotti forse registra tutti i giorni, perché lavora 24 ore al giorno, 7 giorni la settimana. Mike, per carità, avrà avuto anche lui qualche problema". E Bonolis? "Sembrava avere a cuore i miei stessi rilievi. Evidentemente fa parte di un gruppo di lavoro (l'agente di Bonolis è Lucio Presta, manager e compagno di Paola Perego, ndr) che si è sentito accusato, tradito, e forse è comprensibile che non sia intervenuto. Quando dico comprensibile, però, non significa che lo giustifico" Li vorrebbe tutti nella sua associazione. Ma per fare cosa? "Ognuno dovrebbe diventare controllore degli altri. Se un autore mi chiede di fare qualcosa che non condivido, mi rifiuto, ci uniamo e ci fermiamo. E così vediamo se siamo più forti noi o le televisioni". Da tempo si parla di un ritorno di "Il pranzo è servito". Lei ci sarà? "Mi sento erede naturale di quella trasmissione. Corrado volle che fossi io a portarla avanti. Diversamente sarebbe finita. Sarei felicissimo di rifarla". Perché non ha condotto "La Corrida"? "Secondo le ricerche marketing c'era un'eccessiva identificazione del mio personaggio con Corrado". E qual era il problema? "Me lo chiedo ancora".
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